Breve storia della danza
La danza accompagna da sempre l’umanità perché riesce a trasmettere emozioni, messaggi e significati sociali in tutte le culture del mondo. Storicamente, ballare celebra i cambi di stagione, avvenimenti speciali, l’ingresso nell'età adulta, il corteggiamento e il matrimonio.
Nelle civiltà antiche indiane, cinesi ed egiziane, la danza raffigurava il corso degli astri. I greci posero la danza sotto la protezione della musa Tersicore, facendone così un simbolo della propria cultura. Per i romani assunse la forma di pantomimo. In seguito all'avvento del Cristianesimo, la danza fu condannata dalla Chiesa e nel corso del Medioevo scomparve dalla liturgia, mentre sopravvisse nella forma di danza popolare.
Nel seguente sviluppo della musica strumentale, la danza si espanse nelle corti italiane e nel XVII secolo soprattutto in Francia, dove veniva praticata nelle corti come arte raffinata, e dove nacquero le basi del balletto classico. La danza divenne così una vera e propria arte e nel corso dei secoli si sviluppò nei teatri prestigiosi come l'Opèra di Parigi e la Scala di Milano.
Il secondo dopoguerra
Il periodo della guerra fu un periodo di decadenza per tutte le arti: tutti i luoghi di cultura come teatri, musei chiusero e molti finirono per essere distrutti. Tra l’altro tutta la popolazione era in guerra e aprire questi luoghi, se ce ne fosse stata la possibilità, sarebbe stato inutile. Dopo la guerra seguì un periodo di crisi, dalla quale pian piano si uscì, fino ad arrivare alla ripresa di tutte le arti e attività culturali.
Dopo la seconda guerra mondiale il Giappone subì un periodo di occupazione militare statunitense, in cui il generale MacArthur organizzò il sistema politico sul modello delle democrazie occidentali. Con il trattato di pace del 1951 il Giappone recuperò la sua indipendenza.
L’Austria si staccò dalla Germania, fu ricostituita in repubblica indipendente e dichiarata paese neutrale. Le regioni orientali della Germania vennero cedute alla Polonia. La restante Germania era occupata dagli stati vincitori: la parte orientale sotto l’URSS, mentre quella occidentale sotto gli Stati Uniti. Berlino venne divisa in 4 zone fra sovietici, britannici, francesi e statunitensi. Nel 1949 la Germania venne divisa in due Stati: la Repubblica Federale Tedesca (Germania Ovest) con capitale Bonn e un sistema liberale; la Repubblica Democratica Tedesca, con capitale Berlino Est e un regime comunista.
La Società delle Nazioni non fu capace di svolgere il suo compito. Venne quindi fondata il 26 giugno 1945 una nuova organizzazione, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).
L’alleanza fra le due grandi potenze si rivelò presto fragile. Il mondo si divise in due grandi blocchi: Stati Uniti, liberali e punto di riferimento per il mondo occidentale; Unione Sovietica, comunista sotto Stalin, che controllava l’Europa dell’Est. Il comunismo si affermò anche in Cina, e in Corea del Nord; la Corea del sud si schierò con gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti effettuarono un piano di aiuti e di prestiti per i Paesi devastati dalla guerra. Attuarono il piano Marshall che aiutò nella ricostruzione dell’Europa occidentale.
Nel 1949 venne costituita un’alleanza politico-militare, la NATO -North Atlantic Treaty Organization- alla quale aderirono Stati Uniti, Turchia, Canada e molti paesi europei occidentali. L’Unione Sovietica costituì il Patto di Varsavia nel 1955, alla quale parteciparono tutti i paesi comunisti tranne la Iugoslavia di Tito.
I rapporti fra occidente e oriente si fecero man mano più difficili c’era un forte stato di tensione, il quale venne chiamato guerra fredda: non si trattò infatti di una vera e propria guerra combattuta; vi era paura delle conseguenze di una possibile guerra nucleare.
Questa tensione era particolarmente aspra nella situazione della Germania, soprattutto a Berlino. Nel ’40 furono bloccate ai sovietici le strade di accesso alla città e per un anno la Germania Ovest venne rifornita dagli aerei statunitensi: stava ricostruendo la sua economia. In Germania est vi era invece un duro regime di polizia. I cittadini della Germania est tentarono di passare a ovest per possibilità di vita migliori, ma nel 1961 venne bloccato questo flusso con il muro di Berlino.
Con la morte di Stalin nel 1953, il suo successore Kruscev rivelò al mondo l’orrore dei campi di concentramento. Le sue denunce segnarono la fine del regime comunista.
Nel 1960 fu eletto presidente statunitense Kennedy. Per evitare la possibile guerra atomica, egli aprì un dialogo con Kruscev, migliorando il rapporto fra le due grandi potenze. Nella politica interna egli realizzò delle riforme a favore dei meno fortunati: negli stati del sud vi erano problemi di razzismo. Per cessare ciò mandò anche truppe federali per far rispettare la legge. Probabilmente questo fu uno dei motivi del suo assassinio nel 1963.